Cominciai con l’esterno, con il mio simile. Studiavo il conosciuto e lo sconosciuto con l’intenzione di superare il ritratto classico per fissare ed esprimere ciò che avevo scoperto in una interpretazione più libera. Tra più di quaranta opere ne ho scelte quindici per fonderle in bronzo. Quello che mi interessava di più era il modo e l’intensità con cui il loro tema umano si manifestava nei loro volti. Il confronto con l’altro l’ho posto coscientemente all’inizio per interesse personale, perché con ogni lavoro imparavo qualcosa su di me, confrontandomi con l’altro, che diventava uno specchio della mia propria persona, non nella valutazione, ma nella comprensione.